SIAE contro Meta: addio alle canzoni italiana su Facebook e Instagram. Oppure no?

20 Marzo 2023

Investimenti sul Metaverso che non hanno dato i frutti sperati, massicci tagli al personale per tamponare le perdite, il progetto di rendere a pagamento le “spunte blu” di conferma lettura su Whatsapp… Mancava solo il “caso SIAE” a rendere ancora più burrascoso questo inizio di 2023 per Meta, la società guidata da Mark Zuckerberg che controlla i servizi di social network Facebook e Instagram oltre alle app di messaggistica istantanea WhatsApp e Messenger.

SIAE vs Meta

Il caso in oggetto è recentissimo e riguarda il mancato accordo tra l’impresa di Zuckerberg e la Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE), organismo di gestione collettiva che si occupa in Italia della tutela del diritto d’autore relativo a cantanti, musicisti ed editori.
Il risultato? Addio per sempre alla possibilità di utilizzare musiche italiane come colonna sonora dei propri video, reels o stories su Facebook e Instagram.

O forse no…

Il caso

I contatti tra Meta e SIAE vanno avanti da mesi ormai, considerato che la licenza della società di Zuckerberg risulta scaduta dal primo gennaio 2023. La trattativa sembra però essersi improvvisamente interrotta in questi giorni, quando Meta ha pubblicato una nota in cui annunciava l’ultima “fumata nera”, senza mancare di sottolineare come solo in Italia si sia andati incontro a questo tipo di problema.

Immediata la replica di SIAE, che si è detta “sconcertata” dall’atteggiamento di Meta: “A SIAE – si legge nel comunicato – viene richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio. Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright, per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti”.

Cosa cambia adesso

Solo le canzoni che non rientrano nel repertorio gestito dalla SIAE saranno ancora disponibili nella libreria musicale di Meta. Il mancato rinnovo della licenza da parte di Meta avrà dunque un forte impatto in Italia sui reels e sulle stories (sia di Facebook che di Instagram) e sui Feed di Instagram. Su “Fb”, in particolare, i contenuti divenuti “fuori legge” verranno direttamente bloccati, mentre su Instagram saranno solo “silenziati”, almeno fino a quando gli utenti non decideranno di cambiare il brano di accompagnamento al proprio video, sostituendolo con uno “consentito”.

La “fuga” degli artisti

Come detto, il mancato accordo tra Meta e SIAE presuppone che venga inibito l’utilizzo di tutte le opere protette da SIAE sui contenuti condivisi nei canali Meta (a partire da Facebook e Instagram).
Ma come hanno reagito gli artisti a questa novità? Sono diversi gli autori italiani che avevano già deciso di “uscire” dall’universo SIAE per accasarsi con altre società impegnate nella gestione dei diritti d’autore, che regolano l’utilizzo delle canzoni online, in radio e in televisione.

Tra questi, come riportato dalla testata Wired.it, spiccano diversi nomi illustri come J-Ax, Laura Pausini, Fabio Rovazzi e i rapper Sfera Ebbasta, Marracash e Rkomi. A loro però, si sarebbero recentemente aggiunti anche artisti come Ultimo, i Pooh, Fabrizio Moro e Paola Turci, che avrebbero scelto la società Soundreef (che in Italia opera attraverso Lea, associazione senza scopo di lucro) per la gestione delle royalties di alcuni dei loro successi, recenti e non.

L’ultimo aggiornamento

Il quadro sembra però essere in continuo mutamento, come appare evidente dalla dichiarazione appena rilasciata da Soundreef: “Sappiamo che il take down dei brani da parte di Meta, già iniziato nel pomeriggio di ieri (giovedì 16 marzo, ndr), sta riguardando non solo il repertorio SIAE ma anche il repertorio integralmente amministrato da Soundreef e i repertori esteri. È evidente che l’esito della trattativa tra Meta e Siae sta quindi danneggiando tutte le società di collecting operanti in Italia e non. Data l’eccezionale gravità di questo evento senza precedenti alcuni, Soundreef sta direttamente contattando entrambe le parti per capire come l’intera negoziazione sia stata condotta e sta lavorando per ripristinare sulle piattaforme Meta tutti i brani di cui amministra totalmente i diritti. Rimane inteso che, dovessero emergere eventuali responsabilità rispetto al non raggiungimento di un accordo, Soundreef farà valere i diritti in relazione ed in difesa del proprio repertorio”.

Il commento: Avvocato Francesco Venturoli

Il burrascoso interrompersi della trattativa tra Meta e Siae, a prescindere dall’eventuale “happy ending” (tutt’ora possibile) che la maggior parte degli addetti ai lavori spera possa ancora realizzarsi, lascia sicuramente degli strascichi rilevanti in relazione a tutto il mondo del Diritto d’autore.

Per certi versi, infatti, si è per la prima volta assistito alle possibili conseguenze che la “nuova” Direttiva Copyright (recepita in italia con D.Lgs. n.177/2021) può apportare a tutta la materia del Diritto d’autore ed al mercato digitale.

Come abbiamo visto, la SIAE accusa, non troppo velatamente, Meta di non rispettare gli obblighi di trasparenza imposti dalla Direttiva stessa. In particolare, Meta, non avrebbe rilasciato i numeri dei suoi ricavi derivanti dai contenuti tutelati dalla SIAE, impedendo quindi a quest’ultima di essere nella corretta posizione di poter quantificare l’importo delle royalties da inserire nel contratto di licenza.

La presa di posizione della SIAE è sicuramente forte, al limite del compromettente, ma è indubbio che si pone in linea con la ratio sottesa alla Direttiva Copyright, ovvero quella di imporre obblighi più severi in capo alle principali piattaforme online per evitare abusi di posizione dominante di quest’ultime.

Basterà per cambiare le carte in tavola del mercato di digitale? o sarà destinato a rimanere un caso isolato, un unicum all’italiana?

Come sempre, la verità sta nel mezzo, infatti è molto probabile che si tratti di un mero stallo negoziale che, a prescindere dal legittimo eco mediatico suscitato, finirà per tramutarsi nel più classico dei lieto fine.                                                                                                                                                                                       

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