Digital learning, le app Android metterebbero a rischio la privacy

Secondo un report di Atlas Vpn quasi tutte raccolgono i dati degli utenti e molte li condividerebbero con terze parti: non solo informazioni personali ma anche documenti, metodo di pagamento, location e messaggi. La società di analisi lancia l’allarme: la maggior parte degli strumenti è utilizzato da minori

29 Ago 2022

Il ritorno a scuola accende nuovamente il faro sulla privacy nelle applicazioni per lo studio: il 92% delle educational app su Android raccoglie i dati degli utenti e di queste, secondo una ricerca di Atlas Vpn, il 70% li condivide con terze parti. La questione è sensibile perché le app per l’istruzione sono usate in larga misura da minorenni. 

“Il 90% delle app raccoglie le informazioni personali, in segmenti come nome, indirizzo email, numero di telefono, indirizzo di residenza, user Id. Il 36% delle app raccoglie anche i dati sul posizionamento geografico, il 30% i dati audio e il 22% i dati dei messaggi”, si legge nel report.

Secondo lo studio le app che catturano più dati sono quella per l’apprendimento delle lingue HelloTalk e la piattaforma di e-learning Google Classroom: ciascuna raccoglie informazioni sugli utenti su 24 segmenti e 11 tipi di dati.

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Educational apps su Android e privacy: la classifica

Atlas Vpn ha analizzato le caratteristiche di 50 app per la scuola (categoria Education del negozio Google Play). Queste app abbracciano diverse tecnologie per il digital learning, come app per la virtual classroom, supporto per lo studio, apprendimento delle lingue e degli strumenti musicali, giochi educativi, corsi online, lettori per i libri digitali.

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Se HelloTalk e la piattaforma di e-learning Google Classroom sono risultate le applicazioni più privacy-intensive, il secondo posto è occupato dalla app per lo studio delle lingue Duolingo e dalla app per la comunicazione tra insegnanti, studenti e famiglie, ClassDojo, che catturano informazioni da 18 segmenti.

Seguono nella top ten delle educational app che raccolgono più dati: MasterClass (17 categorie), Seesaw (15), Canvas Student (14), Remind (14), ABCmouse (14), Brainly (14).

Quali dati vengono raccolti

Secondo quanto emerge dal report il 90% delle app raccoglie informazioni personali, l’88% raccoglie i cosiddetti identifier, parametri che identificano il dispositivo individuale e il browser, l’86% raccoglie le informazioni sulla app e le sue prestazioni (log su eventuali chiusure improvvise e diagnostica), il 78% regista la cronologia delle ricerche in-app e quali altri app vengono installate dall’utente, il 42% foto e video, il 40% i dati finanziari come la storia degli acquisti e metodi di pagamento.

Il 36% raccoglie anche i dati sulla location, il 30% quelli audio, il 22%messaggi, il 16% files e documenti, il 6% il calendario e i contatti, il 2% i dati su salute, fitness e navigazione web.

Delle app analizzate solo 2 (il 4%) non raccolgono alcun dato sugli utenti, mentre altre 2 non forniscono informazioni sulle loro prassi sui dati.

La condivisione con terze parti

Dal report Vpn emerge inoltre che il 70% delle app analizzate condivide i dati raccolti con terze parti. Si tratta soprattutto di informazioni personali: lo fa il 46% di queste app. Seguono gli identifier, condivisi dal 44% delle educational app su Android, e poi la app activity (38%) e le informazioni sulla app e le sue prestazioni (34%).

La location viene condivisa nel 12% dei casi, foto e video nel 4%, audio nel 4%, messaggi nel 2%.

Il vademecum per proteggere la privacy

Secondo Atlas Vpn un primo modo per gli utenti delle app per l’apprendimento per tutelare i loro dati è, ovviamente, scegliere le app che si scaricano con attenzione, leggendo le informazioni sull’app store, che sia Google Play o l’App Store di Apple. Ogni app dovrebbe inoltre fornire la sua privacy policy.

Un altro sistema potrebbe essere quello di usare un nome di fantasia nella registrazione all’app e di usare un indirizzo email che non contenga nome e cognome. In generale, fornire il minimo indispensabile di informazioni personali.

Infine, come per ogni applicazione, basta andare nelle impostazioni della privacy e limitare per quanto possibile la raccolta dei propri dati. È anche possibile disabilitare alcuni permessi per le app nelle impostazioni dello smartphone: alcuni sono necessari per il funzionamento dell’applicazione (come l’accesso al microfono nello studio di uno strumento musicale o delle lingue), ma altri si possono escludere.

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