I dati Istat certificano: le imprese italiane investono sempre meno in innovazione 5 Maggio 2022 Gianmaria Vernetti

L’ultimo report dell’Istat L’innovazione nelle imprese in Italia dipinge un quadro di segno negativo per l’innovazione nel nostro Paese. Rispetto al periodo 2016-2018, nel triennio 2018-2020 solo il 50,9% delle imprese ha svolto attività innovative, introducendo con successo, sul mercato o all’interno dell’azienda, almeno un’innovazione di prodotto o di processo. Il dato segna una contrazione del 5%. In termini economici, nel 2020 la spesa sostenuta per le attività innovative è stata complessivamente pari a 33,6 miliardi di euro, oltre un quarto in meno rispetto al 2018 (45,5 miliardi). Il report indica che nel triennio 2018-2020 si conferma anche una bassa percentuale di imprese che hanno ricevuto finanziamenti pubblici per l’innovazione, pari al 16,6% delle imprese con attività innovative. Costi di innovazione troppo elevati e forte concorrenza sul mercato sono i principali fattori di ostacolo per circa la metà delle imprese con attività innovative. Ma anche il Covid ha inevitabilmente svolto il proprio ruolo.

L’innovazione nelle imprese in Italia “Fra le cause della sospensione o contrazione dell’innovazione – si legge nel rapporto dell’Istituto Nazionale di Statistica – vi è stata l’emergenza sanitaria che ha interessato il 64,8% delle aziende con attività innovative, in particolare le più piccole (66,7% contro il 50,2% delle grandi).” La differenza tra i vari settori e tra le dimensioni delle imprese è evidente. “L’industria – prosegue il report – si conferma il settore più dinamico (58,5% di imprese con attività innovative) ma anche il più colpito dal calo degli investimenti in innovazione (-7,2 punti percentuali sui tre anni precedenti) soprattutto tra le piccole imprese. Nei servizi rallenta l’innovazione (-3,8 punti percentuali) e colpisce le grandi imprese (-8,0 punti percentuali).” In controcorrente è invece il settore delle costruzioni, in cui le attività innovative sono in aumento (+3,3%), così come nell’industria dei mobili, in quella automobilistica e nell’elettronica, che segnano rispettivamente +1,2%, +0,4% e +0,3%. Si riduce invece la quota di imprese che hanno sostenuto investimenti innovativi nell’industria farmaceutica (-0,9%).

In generale, si tratta di un calo che coinvolge sia i progetti in atto sia quelli futuri. Rispetto al triennio 2016-2018, infatti, diminuisce sia la quota di imprese che realizzano innovazioni di prodotto (-4,3%) sia di quelle che investono in nuovi processi (-3,8%).

Il report, di contro, evidenzia come resiste anche nel periodo 2018-2020 lo “zoccolo duro” degli innovatori, cioè le imprese che sviluppano e vendono prodotti innovativi per il mercato e originali rispetto ai prodotti delle imprese concorrenti, e che costituiscono il 14,6% delle imprese. Protagoniste di queste innovazioni sono sia le grandi imprese, il 28,6% delle quali ha introdotto prodotti nuovi sul mercato, sia le piccole imprese, che raddoppiano passando dal 6,6% al 13,6%. “Tuttavia – spiega il rapporto dell’Istat – la quota di fatturato attribuita alla vendita di innovazioni è pari al 12,2% (-8 punti percentuali rispetto al 2018) e solo il 3,8% è associato alla vendita di prodotti nuovi per il mercato, cioè introdotti per la prima volta dall’impresa sul suo mercato di riferimento.” Diversa è la situazione per quanto riguarda la ricerca e sviluppo. Le imprese continuano a svolgere R&D interna, che si conferma la voce principale degli investimenti per l’innovazione, rappresentando il 50,6% della spesa complessiva. Rispetto al 2018, la quota è aumenta del 13,7%. Il report L’innovazione nelle imprese in Italia

Gianmaria Vernetti Giornalista pubblicista, sviluppo contenuti in ambito industriale dal 2008. Appassionato di tecnologie emergenti e di nuove frontiere dell'innovazione, ho una specializzazione verticale per tutto quello che riguarda il mondo manifatturiero. Musicista a tempo perso.