Google: concorrenza sleale sugli smartphone, multa da 160 milioni in India

Secondo la Competition Commission BigG si sarebbe “auto-favorita” con le app preinstallate in Android. Imposto l’obbligo di revisione. E intanto il Texas avvia un’azione legale per raccolta illecita di dati biometrici

21 Ott 2022

Veronica Balocco

La “posizione di dominio assoluto sul mercato degli smartphone in India” è costata cara a Google: con questa motivazione, infatti, l’Antitrust del Paese asiatico ha inflitto al gigante di Mountain View una sanzione da 13,38 miliardi di rupie, pari a circa 160 milioni di dollari. La maxi-ammenda è stata decisa, in particolare, dalla Competition Commission of India, la quale fa sapere di aver rilevato che Google ha disegnato la sua piattaforma “in modo da sbaragliare tutti gli altri concorrenti con le sue app”.

L’accusa si fonda sul fatto che, nella maggior parte degli smartphone che usano il sistema operativo AndroidGoogle si è ritagliata una presenza dominante con le app preinstallate, come YouTube, PlayStore, o il motore di ricerca Chrome. Oltre alla multa, l’Antitrust ha ingiunto a Google di modificare il suo modo di operare entro un termine stabilito.

Indice degli argomenti

Imposti obblighi per favorire le libere scelte degli utenti

In India le normative esistenti nel settore tecnologico sono in fase di inasprimento: sotto la lente dell’Authority della concorrenza ci sono, separatamente, sia la condotta aziendale di Google nel mercato delle smart tv sia il suo sistema di pagamenti in-app.
L’indagine relativa ad Android, iniziata nel 2019, è stata innescata da una denuncia di due giovani ricercatori indiani antitrust e uno studente di giurisprudenza. 

WEBINAR

24 Ottobre 2022 - 18:00

360ON Tv - “Lavoro, il digitale (non) è un settore per donne?

Inizio modulo

Leggi l'informativa sulla privacy

  • Consente l'invio di comunicazioni promozionali inerenti i prodotti e servizi di soggetti terzi rispetto alle Contitolari che appartengono al ramo manifatturiero, di servizi (in particolare ICT) e di commercio, con modalità di contatto automatizzate e tradizionali da parte dei terzi medesimi, a cui vengono comunicati i dati.

Fine modulo

Il caso indiano è simile a quello affrontato da Google in Europa, dove le autorità di regolamentazione hanno imposto una multa di 5 miliardi di dollari all’azienda per aver costretto i produttori a preinstallare le sue app sui dispositivi Android. In India, l’imposizione da parte dei regolatori è stata quella di “non impedire agli utenti di smartphone di disinstallare le sue app preinstallate come Google Maps e Gmail“, e di consentire loro di scegliere il motore di ricerca preferito per tutti i servizi pertinenti durante la configurazione di un telefono per la prima volta.

In India il 97% degli smartphone alimentati da Android

Il sistema operativo Android di Google alimenta il 97% dei 600 milioni di smartphone indiani, secondo Counterpoint Research.
L’India è il secondo mercato al mondo di utenti di smartphone, dopo la Cina, con la vendita annuale di oltre 170milioni di pezzi. Nel 2021 il mercato indiano degli smartphone è cresciuto del 26%.

E il Texas denuncia: raccolti milioni di dati biometrici senza consenso

Intanto, negli Usa, il Texas ha intentato una causa contro Google per la presunta raccolta di dati biometrici di milioni di texani senza ottenere il consenso adeguato. La denuncia, resa nota dal procuratore generale dello Stato, afferma che alle aziende che operano in Texas è stato impedito per più di un decennio di raccogliere volti, voci o altri dati biometrici delle persone senza un consenso informato e avanzato.

La raccolta è avvenuta attraverso prodotti come Google Foto, Google Assistant e Nest Hub Max, afferma la dichiarazione. “In palese sfida alla legge, Google ha, almeno dal 2015, raccolto dati biometrici da innumerevoli texani e usato i loro volti e le loro voci per servire i propri fini commerciali”, si legge nella denuncia. “In effetti, in tutto lo Stato, i texani sono diventati ‘vacche da mungere’ inconsapevoli che vengono sfruttate da Google a scopo di lucro”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA