Gli influencer che pubblicano non consapevoli delle conseguenze

Soprattutto nell'influencer marketing si tratta di un fenomeno neanche tanto recente ma su cui adesso, nel mondo, si sta facendo maggiore luce

28/07/2023 di Ilaria Roncone

Aumentano gli influencer che pubblicano contenuti sui social – abbinati o meno a brand – senza tenere conto del contesto e risultando fuori luogo (se non addirittura offensivi). O, più probabilmente, siamo noi che abbiamo messo sotto la lente di ingrandimento un aspetto del fenomeno – l’influencer marketing senza cognizione di causa e a tutti i costi – che finora non era stato considerato. Nella giornata di oggi abbiamo parlato del caso nato dal video prodotto da Karem Rohana in cui – trovando la chiave giusta per la viralità – il divulgatore su tematiche relative al conflitto isrealo-palestinese ha evidenziato con precisione un problema che va ben oltre il singolo caso: quello degli influencer che pubblicano contenuti inappropriati senza essere consapevoli di quali possono essere le conseguenze.

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Quando l’influencer marketing sbaglia di grosso

Non è tutto marketing, a volte appare come superficialità di chi sembra vivere in una bolla talmente impenetrabile da non rendersi conto non solo di ciò che accade nel mondo in generale e di ciò che accade a pochi chilometri da lui. Con conseguenze evidenti per l’engagement – con shit storm avviati su Twitter – che sono, però, le meno pesanti se si considera il potere che chi ha milioni di follower può avere anche solo pubblicando la foto in costume da bagno in uno Stato in rivolta.

Prendiamo qualche caso specifico che abbiamo analizzato, più o meno recentemente, su Giornalettismo. C’è stato il caso delle influencer americane in visita alla fabbrica di Shein (invitate da Shein, ovviamente) che hanno iniziato a pubblicare contenuti su quanto il brand rispetti i lavoratori e su quanto sia ecosostenibile (tutte cose ampiamente smentite da inchieste di giornali e associazioni di altissimo livello nel mondo); c’è stata poi la questione degli influencer che consigliavano a milioni di follower di comprare da Mondo Convenienza mentre nel Paese, quello reale, centinaia di lavoratori protestavano contro il marchio; di recente scoperta – ne abbiamo parlato oggi – è la questione degli influencer ingaggiati da grandi aziende di combustibile fossile per fare greenwashing; uscendo dall’ambito marketing e passando alle condivisioni che sono risultate indigeste alle persone, troviamo i recenti casi di Chiara Ferragni che parla di un “good Monday” su una barca in Sicilia proprio mentre la Sicilia brucia e di Giulia De Lellis in Israele.

Essere inconsapevoli può valere come scusa?

Occorre fare un ragionamento in questo ambito. Molte delle persone che abbiamo nominato, una volta resesi conto di quello che è accaduto, hanno affermato di non aver avuto consapevolezza al momento della scelta: agli influencer delle britanniche Shell e BP hanno detto che il loro intervento avrebbe pubblicizzato programmi green delle aziende (mai realmente messi in atto); nel caso di Shein le giovanissime ragazze convocate in azienda sono finite al centro di uno shit storm chiedendo poi scusa (almeno quella maggiormente coinvolta e che ha perso moltissimo per essersi prestata a Shein); Ferragni e De Lellis stesse hanno fatto storie cercando di “metterci una pezza”, come si suol dire.

Basta tutto questo come giustificazione? La risposta è no. Avendo persone che ti seguono – ancor più se sono milioni – dovremmo aspettarci qualcosa in più. Una maggiore consapevolezza – che sia acquisita personalmente o che derivi dall’assunzione di una figura che curi questo lato della comunicazione – va richiesta a persone che, in teoria, dovrebbero sapersi muovere bene nell’ambito ma che, spesso e volentieri, sembrano essere fuori dal mondo. Anzi, vivere nel loro mondo ovattato.

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