Meta spaccia per gratuito l’abbonamento a Facebook e Instagram, ma per la Ue non è affatto gratis

Per la Commissione Ue Meta metterebbe l'utenza di fronte a una scelta apparentemente scontata: pagare una iscrizione o continuare a godere gratuitamente di Facebook e Instagram? In questi termini la risposta è ovvia. Ma questa seconda opzione non sarebbe affatto gratis, visto che il servizio si paga eccome, coi dati e con la privacy. Questione di forma o anche sostanza?

26 Luglio 2024 07:00

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E pensare che Meta aveva introdotto l’abbonamento a Facebook proprio – aveva dichiarato la Big Tech Usa – per venire incontro alle norme restrittive della Ue, così da poter proporre all’utenza del Vecchio continente una alternativa rispetto all’offerta gratuita che si basa sul modello di business che prevede per l’azienda di incamerare i dati di navigazione degli iscritti per profilazioni pubblicitarie e che, nella precedente formulazione “stand alone” rischiava di non passare dalle maglie della normativa comunitaria sulla privacy.

GLI APPUNTI CHE LA UE FA A FACEBOOK E INSTAGRAM

Il problema, che pare solo formale (ma la forma, si sa, è anche sostanza) è che alla Ue non piace l’idea che Meta spacci per “opzione gratis” quella che prevede di pagare con i propri dati. Perché la privacy ha valore eccome, forse non monetario, ma viene tenuta in massima considerazione a Bruxelles.

Ecco perché l’Unione Europea torna a tirare le orecchie a Meta, accusando il gigante dei social di avvalersi di pratiche ingannevoli con il suo aut aut “pagamento o consenso” per Facebook e Instagram.

L’Ue contesta proprio la definizione di ” servizio gratuito” per la versione con pubblicità, dal momento che veicolerebbe un falso messaggio, visto che gli utenti pagano la permanenza su Facebook e Instagram con i propri dati. Inoltre, Bruxelles sostiene che Meta presenti le opzioni in modo tutt’altro che chiaro e spinga gli utenti a prendere una decisione affrettata, senza fornire loro il tempo necessario per comprendere le implicazioni delle proprie scelte.

META INDIRIZZA LA SCELTA DEGLI UTENTI?

In parole povere la Commissione sostiene che se un utente viene messo di fronte alla scelta di pagare o continuare con la sottoscrizione gratuita – che gratuita non è – la decisione venga in qualche modo pilotata.

E tra gli osservatori c’è chi inizia a sottolineare che Meta del resto non potrebbe reggersi sugli abbonamenti, avendo tutt’altro business model basato sull’Adv. Non dimentichiamo che nel primo trimestre dell’anno il Gruppo ha visto aumentare i ricavi del 27,6% (terzo trimestre consecutivo con una crescita superiore al 20 per cento) a 36,46 miliardi di dollari, sopra le attese degli analisti che scommettevano su 36,12 miliardi, grazie alla pubblicità sui social, che rappresenta il 97% delle entrate totali. Gli abbonamenti a pagamento potrebbero davvero rivelarsi alternativi all’Adv?

Per questo, secondo i regolatori della CPC (Consumer Protection Cooperation Network), Meta indurrebbe gli utenti a fornirle una risposta a lei più conveniente, violando la Direttiva sulle pratiche commerciali sleali e la Direttiva sulle clausole contrattuali abusive. Secondo Didier Reynders, Commissario UE per la Giustizia: “I consumatori non devono essere indotti a pensare che pagando un abbonamento non vedranno pubblicità o che Facebook sia davvero gratuito quando l’azienda continua a trarre profitto dai loro dati personali. Le aziende devono essere trasparenti su come utilizzano i dati degli utenti”.

L’ULTIMATUM EUROPEO

L’Ue ha dato a Meta tempo fino al prossimo primo settembre per proporre modifiche al suo modello “pagamento o consenso” per l’iscrizione a Facebook e a Instagram. Se l’azienda non dovesse ottemperare alle richieste, potrebbe dover affrontare sanzioni fino al 4% del suo fatturato annuale nei Paesi comunitari interessati.

LA REPLICA DI META

Meta attraverso la testata The Verge dal canto suo respinge ogni addebito da parte dei commissari europei, sostenendo che il suo modello “pagamento o consenso” è conforme alle normative comunitari e offrirebbe agli utenti una scelta chiara: “Gli abbonamenti come alternativa alla pubblicità sono un modello di business consolidato in molti settori. L’abbonamento senza pubblicità segue le direttive della Corte europea di Giustizia e siamo fiduciosi che sia conforme alle normative europee”.

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